ODISSEA AUSTRALIANA – Seconda puntata

RIPARTIAMO ALLA GRANDE

Dopo una levataccia alle 4 del mattino (la lezione ci è servita), con 3 giorni di ritardo rispetto alla tabella di marcia partiamo e ci inoltriamo nel bush: vegetazione bassa formata da “cuscini” rotondi, spinifex e arbusti, con molte aree bruciate (dall’alto, la somiglianza con i disegni aborigeni è innegabile: in pratica, i punti colorati altro non sono che spinifex).

Facciamo una deviazione per assistere all’alba sula Tanami Road.

Sempre attraverso il bush, arriviamo a Fitzroy Crossing, che altro non è che un campeggio, motel, distributore. Dopo colazione, andiamo al Geikie Gorge, nell’omonimo parco. Passeggiamo lungo il fiume, abitato da coccodrilli (che per fortuna non vediamo), incontriamo alcuni canguri, diversi pappagalli bianchi e rosa, uno stormo di pappagalli verdi in volo e due strani pappagalli neri e rossi. Gli unici rumori che si sentono sono il cinguettio degli uccelli e le grida dei pappagalli. Fa molto caldo e c’è una marea di mosche, così possiamo sfruttare i nostri cappelli con retina acquistati appositamente.

Riprendiamo il viaggio. Nel bush adesso compaiono baobab australiani, chiamati anche alberi bottiglia, con solo poche foglie in punta. Alcuni sono enormi.

Infine, dopo 800 km, arriviamo a Broome, cittadina di mare famosa per la coltivazione delle perle. Qui c’è un po’ di vita anche dopo le 8 di sera.

Scontenta e famiglia spariscono in un centro commerciale, Pasquale va alla ricerca di camion, io e mia mamma andiamo sulla spiaggia a goderci il tramonto sull’oceano Indiano e a fare quello che classifico come il bagno più bello della mia vita, nell’acqua tiepida con la bassa marea.

Tentativo di cena in un ristorante cinese: 12 piatti ordinati, 0 commestibili. Ci spostiamo in un ristorante thailandese, dove va meglio, anche se il palato è ancora in fiamme adesso.

DANGER CROCODILES – NO SWIMMING

La strada è piuttosto monotona, ma il percorso è vivacizzato dai colori della vegetazione (verde, gialla, o nera per gli incendi) che spunta sula terra rossa. Avvistiamo inoltre numerosi dromedari in libertà.

Facciamo una sosta a Pardoo, da dove vediamo in lontananza le dune di sabbia bianca. Con un tratto di sterrato, raggiungiamo il mare a Cape Keraudren, dove facciamo il bagno in un mare azzurro cristallino. Ci aspettavamo il caldo oceano Indiano della sera prima, invece l’acqua è gelata. C’è anche un simpatico cartello giallo “Danger crocodiles No swimming”, ma decidiamo di ignorarlo, tanto l’acqua è talmente trasparente che un coccodrillo marino si vedrebbe anche in lontananza. Incoscienti. Comunque il mare è talmente freddo che il nostro bagno dura meno di 10 secondi.

Riprendiamo la strada e, dopo aver attraversato un altro incendio e costeggiato enormi saline, con 680 km sulle spalle arriviamo a Port Hedland. È un porto minerario dove convergono tre ferrovie; per questo ci veniamo (Pasquale e i treni).

600 KM DIVERSI

Quando ci svegliamo, troviamo una sorpresa: la nebbia. Quando si dirada, ci ritroviamo in un paesaggio stupendo, con alture rocciose sempre più alte, con gole e canyon.

Entriamo nel Karijini National Park, dove vediamo il Dales Gorge, con suggestivi canyon, piscine naturali e cascate. Siamo nella regione del Pilbara.

Pernottiamo a Newman, dove riusciamo anche a cenare in modo decente.

CAMBI DI PAESAGGIO

Partenza all’alba, come al solito (questo ci permetterà, per tutto il viaggio, di avvistare un sacco di animali in libertà, che di giorno non si fanno vedere). Facciamo colazione in corrispondenza del Tropico del Capricorno.

Ci addentriamo poi nel deserto. La strada è percorsa da numerosi road trains (autoarticolati con addirittura 4 rimorchi), visto che nella zona ci sono varie miniere d’oro (la più grande è la St Barbara, vicino a Meekatharra).

Curiosi di sapere come sia fatta una fattoria australiana, dato che lungo la strada si vedono solo le deviazioni “farm” ma niente altro a perdita d’occhio, facciamo una deviazione e ne raggiungiamo una. Il proprietario e la moglie ci accolgono calorosamente offrendoci un tè. Ci spiegano che i due figli non vanno a scuola, ma seguono le lezioni a casa via radio. Per andare dai vicini di casa, usano un piccolo aereo. Vivono di pastorizia: nel deserto l’acqua c’è, ma è leggermente salata, e gli unici animali che riescono a berla sono le pecore. Così, ogni mattina il tizio libera migliaia di pecore merinos nel suo terreno, che ha un’estensione di 32 km di lunghezza per 32 km di larghezza, e le abbandona a loro stesse, tanto la sera tornano, perché l’unica pozza per bere è vicina alla casa. Hanno anche un simpatico cagnetto bruttino, che ci dicono essere un ottimo cacciatore di serpenti.

Torniamo sulla strada. Da qui in poi il deserto è fiorito e si colora principalmente di rosa, viola e bianco. Abbondano paludi e piccoli laghi, emù e cacatua neri e rossi. Gli alberi cominciano a essere più alti, fino a Mount Magnet e Paynes Find.

Poi il paesaggio cambia nuovamente: compaiono campi coltivati a cereali, prati verdi, alberi alti e frondosi, allevamenti e silos.

Dormiamo a Moora in un albergo d’epoca, il Drovers Inn. Il paese è formato da case in legno di inizio Novecento, con balconi tutto intorno. La notte la temperatura va sotto zero.

IL PINNACLES DESERT

Attraverso un paesaggio ondulato e rigoglioso, con campi, boschi e pascoli, ci dirigiamo verso il Pinnacles Desert (Nambung National Park). Ci accoglie uno spettacolo di guglie dorate disseminate nella sabbia color oro e, in lontananza, l’oceano, dove più tardi ci immergiamo, incantati dalle 11 miglia di spiaggia di sabbia bianca. L’acqua, qui nella Hangover Bay, è assolutamente ghiacciata.

Riprendiamo il cammino tra paesaggi verdi e dolci con canguri saltellanti; all’interno di un parco nazionale, facciamo una sosta al Wildlife Park, dove vengono raccattati animali in difficoltà. Qui possiamo dar da mangiare ai canguri e prendere in braccio un pesantissimo wombat puzzolente molto simpatico. Verso sera, vediamo anche qualche koala.

Dormiamo alla periferia di Perth, dove ceniamo al Villa Bianchi, un ristorante italiano dove stranamente mangiamo bene, finalmente.

ROTTNEST ISLAND

Oggi facciamo un’escursione a Rottnest Island, l’isola popolata da quokka. Arriviamo con il traghetto e noleggiamo delle bici. I quokka sono marsupiali non molto grandi, che circolano liberi per le strade. Hanno l’aspetto di ratti giganti, in realtà.

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